Oltre 60 imprese dei settori impianti, legno ed arredamento, associate alla CNA hanno avviato un procedimento amministrativo davanti alla Commissione Europea ed all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato affinché venga accertata l’illegittimità dell’art.10 della L. 58/2019, meglio conosciuto come DL Crescita per violazione del diritto comunitario e/o nazionale della concorrenza.
Lo sconto in fattura per i lavori relativi a Ecobonus e Sismabonus restringe la concorrenza con effetti negativi sui consumatori e danneggia artigiani, piccole e medie imprese. La norma è stata aspramente criticata da CNA che nel corso dell’iter parlamentare ha proposto la possibilità di vendere il credito d’imposta sulla spesa effettuata direttamente alle banche.
Una richiesta su cui l’Antitrust si è già espressa nel giugno scorso riconoscendo la legittimità e la correttezza delle critiche espresse dal tessuto delle piccole imprese nei confronti di un meccanismo che favorisce unicamente le grandi, che possono praticare gli sconti corrispondenti alle detrazioni fiscali senza confronti concorrenziali, potendo compensare i correlativi crediti d’imposta in ragione del consistente volume di debiti fiscali, godendo anche di un minor costo finanziario connesso al dimezzamento da dieci a cinque anni del periodo di compensazione del credito d’imposta.
I lavori di efficientamento energetico registrano volumi rilevanti. Nel 2017, secondo il Rapporto ENEA, sono stati realizzati 422.000 interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente che hanno usufruito dell’Ecobonus per circa 3.700 milioni di euro di investimenti attivati e l’anno scorso il volume è stato di 334.000 mobilitando 3.300 milioni di euro.
Se la volontà del Governo è quella di regalare questo mercato, che oggi vede protagoniste le piccole imprese, a qualche multiutilities con una norma, che nei fatti mira a subordinare il tessuto della piccola impresa alle logiche ed agli interessi delle grandi imprese che uccidono la concorrenza, per CNA la soluzione al problema è una ed una sola: abolire l’art. 10.