Wednesday, November 20, 2019
La nuova rappresentanza per il futuro della città

E’ in atto una nuova sfida per la città, che punta alpiano strategico che guarda alla Reggio Emilia del 2030: è un’opportunità importante per dare nuova vita alla rappresentanza e al ruolo dei corpi intermedi. La proposta è del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, intervenendo al dibattito promosso da CNA Reggio Emilia nella sala degli specchi del Teatro Valli, rispondendo al presidente di CNA Reggio Emilia, Giorgio Lugli che nella relazione di apertura aveva chiesto di valorizzare il ruolo dell’intermediazione sociale per il bene comune. Temi che sono stati al centro anche degli altri relatori: il segretario generale CNA Sergio Silvestrini,l’editorialista e inviato del Corriere della Sera Dario Di Vico, e il politologo Massimiliano Panarari.

“Certo, la rappresentanza è in crisi – ha riconosciuto il sindaco Vecchi - o meglio il concetto di rappresentanza è cambiato rispetto al secolo scorso. Ci sono stili diversi di leadership da parte dei decisori pubblici. C’è chi punta sulla velocità e la comunicazione frontale e chi dà più valore al sistema di intermediazione, che a Reggio è sempre stato pregnante. Ma c’è un tema di co-progettazione che va valorizzato sui grandi temi che riguardano il futuro della città. Un nuovo piano strategico che guarda la Reggio Emilia del 2030. Qui si gioca una parte importante del ruolo dei corpi intermedi, e penso a una sorta di laboratorio per un nuovo modello di governance”.

Il sindaco ha, dunque, accettato la proposta lanciata del presidente CNA Lugli di riflettere insieme, associazioni e istituzioni, sul tema della rappresentanza per dare una nuova centralità ai corpi intermedi, in grado di raccogliere bisogni e punti di vista spesso difficili da identificare, poiché riguardano una pluralità e disomogeneità di realtà aziendali appartenenti a tutti i settori della nostra economia.

"E’ questo il senso della “nuova” rappresentanza – ha spiegato il presidente Lugli - intesa come una rappresentanza connessa al cambiamento, una rappresentanza consapevole delle trasformazioni in atto e capace di adeguare le proprie strutture e i propri strumenti in modo rapido e innovativo al servizio degli associati e della comunità. Come dice il claim della nostra nuova campagna immagine, “CNA c’è” e ha la consapevolezza di poter migliorare la propria azione, grazie a una maggiore capacità di ascolto degli associati e allo sforzo per ridurre le distanze”.

Sulle modalità da adottare per ridurre le distanze si sono confrontati i protagonisti della tavola rotonda coordinata dal direttore di TG Reggio Gabriele Franzini, mettendo in luce i fattori esogeni(crisi economica, frammentazione sociale, spinta alla disintermediazione) e endogeni, quelli cioè che riguardano da vicino il sistema delle associazioni di rappresentanza (allontanamento progressivo dai propri associati e progressiva burocratizzazione delle strutture), che hanno portato alla crisi della rappresentanza.

“Nella società civile effervescente, caratterizzata  da un alto livello di rissosità, la crisi della rappresentanza è una conseguenza della crisi della politica. In tutto questo c’è anche una crisi semantica, fattore da non sottovalutare perché il linguaggio comune e le convenzioni sono importanti nell’azione di rappresentare interessi coniugandoli con il bene comune. Se un’associazione vuole fare qualcosa per la società, può produrre progettualità e anche leadership propositive. In assenza di partiti perché non pensare di farlo?” E’ la domanda provocatoria di Massimiliano Panarari, a cui fa eco l’editorialista Di Vico: “Restino le grandi Organizzazioni che avranno grandi responsabilità. Ovvero si ponga anche il tema della rappresentatività, che non è secondario. Ci sono nuove sfide, la prima è quella di tenere in piedi le imprese facendole innovare. Un compito difficile, ma anche una strada obbligata”.

Secondo il Segretario Generale CNA Sergio Silvestrini: “Abbiamo l’obbligo di cambiare. Compresi i nostri limiti, è finita la fase di difesa. Oggi CNA, che è un aggregato umano straordinario (oltre 650mila persone, più di 300mila imprese), dà identità all’orgoglio, e alla passione del popolo della piccola Impresa che merita di essere raccontato e valorizzato perché rappresenta valori e sentimenti positivi che fanno bene al paese. La sfida per noi è di coniugare rappresentanza e servizi. Dare risposte concrete rappresentando le aziende”.

A questo proposito, il presidente Lugli e il direttore generale Azio Sezzi hanno deciso di partire dal Piano strategico 2018-2021, dal sintomatico titolo “Contano le imprese”, per mettere in pratica la fase di ascolto e impegno consapevole, incontrando i ventidue direttivi di Unione, Raggruppamento di interesse e Area territoriale dei quali si compone l’Associazione reggiana, e confrontandosi con oltre centocinquanta imprenditrici e imprenditori. Gli stessi sono stati oggetto di una piccola indagine presentata nel corso del convegno dal direttore Sezzi, sugli strumenti attraverso i quali le associazioni di rappresentanza possono uscire rafforzate dalla crisi della rappresentanza. 

I numeri. Su un campione di 150 dirigenti CNA, emerge che il 34% imputa le cause principali della crisi dei corpi intermedi ad una crisi generale della rappresentanza, il 18% ad una distanza dalle esigenze delle imprese e solo il 12% la associa come conseguenza diretta della crisi economica.

Dati che sottolineano come la radice del problema sia profonda e necessiti di un cambiamento epocale che, secondo gli intervistati, può avvenire attraverso tre strumenti principali: rafforzando le relazioni tra imprese (38%), aumentando la rappresentanza con una maggiore presenza sui tavoli istituzionali e sui media (30%) e l'erogazione di servizi qualificati e personalizzati (22%).

Non a caso, è proprio l'utilizzo dei servizi per il 28% degli imprenditori la motivazione principale che li lega a CNA; segue la soddisfazione complessiva per il 25%, e a pari merito per il 20% il valore della rappresentanza e dell'etica associativa. Cifre che fanno ben sperare per l'importanza della funzione sociale oltre che economica dell'associazione.

Interessante il dato sul rapporto con il mondo delle istituzioni e della politica: il 46% chiede a CNA una lobby attiva e il 37% un maggior collegamento, ma c'è anche un 9% che invoca un distacco assoluto e un 8% che chiede una netta distinzione dei ruoli.