Pochissime assenze ingiustificate e percentuali altrettanto basse nell’incremento delle malattie e/o nell’utilizzo di permessi e ferie. Questo è il bilancio – per molti versi positivo – che CNA Reggio Emilia ha tracciato nelle prime due settimane dall’entrata in vigore dell’obbligo di green pass in azienda.
Attraverso una micro indagine telefonica a un campione di cinquanta dirigenti dell’Associazione, titolari di imprese artigianali e PMI con dipendenti, svolta nel primo periodo di introduzione del provvedimento, CNA è riuscita a ricostruire il quadro della situazione: il tanto temuto “green pass in azienda” non ha prodotto le tensioni che molti temevano. Almeno a Reggio Emilia.
L’86% dei titolari d’impresa intervistati ha affermato di non aver avuto alcun problema con l’introduzione dell’obbligo di green pass: la strategia adottata è stata quella di un controllo a tappeto nel primo giorno di obbligo, e controlli a campione tra il 30 e il 50% dei dipendenti nel periodo successivo (il campione minimo per Legge è del 20%).
Il 14%che ha segnalato problemi lamenta qualche difficoltà organizzativa e di programmazione del lavoro, legate all’incertezza sulla presenza o meno al lavoro dei dipendenti non vaccinati.
“Anche nel caso dell’introduzione del green pass sui luoghi di lavoro la flessibilità che caratterizza le piccole imprese si è confermata un valore aggiunto, così come il quadro che emerge dalla nostra indagine evidenzia un clima collaborativo tra imprenditori e risorse umane impiegate nelle aziende – sottolinea il presidente di CNA Reggio Emilia, Giorgio Lugli – l’indagine offre uno spaccato piccolo numericamente ma significativo che conferma come il nuovo obbligo di Legge sia stato recepito e applicato senza particolari tensioni. E questo è senza ombra di dubbio l’aspetto positivo più rilevante: è prevalso l’interesse generale di tutela della salute di tutti, in attesa di poterci lasciare la pandemia alle spalle".
Se dal punto di vista tecnico il nuovo obbligo non ha prodotto problemi perché l’APP ministeriale ha funzionato, qualche difficoltà c’è stata nei primi giorni a causa della difficoltà di prenotare i tamponi da parte dei lavoratori.
Nonostante ciò, solo il 10% ha registrato qualche assenza ingiustificata (assenza di green pass da vaccinazione o da tampone); analoga la percentuale di aumento delle “malattie” e/o del ricorso a ferie e permessi. Nessuna azienda ha fornito gratuitamente i tamponi ai propri dipendenti non vaccinati. Così come nessuno degli intervistati ha dato notizia di controlli da parte degli Enti preposti.
Unica nota stonata riguarda gli oneri che il provvedimento ha comportato per le aziende: ben il 52% considera il dispositivo di Legge un costo indiretto aggiuntivo a carico della propria impresa. Sull’entità, le opinioni sono diverse: il 33% lo considera marginale, il 18% lo ritiene significativo, mentre l’1% lo definisce rilevante.
“In effetti, l’introduzione del controllo dei green pass in azienda è un ulteriore balzello, seppur di entità modesta, che pesa su chi fa impresa. Probabilmente lo si sopporta meglio in considerazione dell’emergenza sanitaria – conclude il presidente Lugli – ma certamente rivela che la strada per rendere più leggero e snello il rapporto tra il legislatore e il mondo dell’impresa è ancora lunga”.