Tuesday, June 4, 2019
CNA Fita boccia il Codice della strada

E’ negativo il giudizio di CNA Fita sulle proposte di modifica al Codice della strada previste per i mezzi pesanti. Ciò che emerge e lascia perplessi è l’assenza di una visione d’insieme, che possa fare da bussola a modifiche equilibrate, in grado di coniugare innovazione e sicurezza, riforma organica del mercato e situazioni consolidate, oltre a liberalizzazioni e legalità.

Nel caso dei mezzi pesanti che effettuano trasporti eccezionali, è stata prevista una riduzione di peso da 108 a 86 tonnellate, poiché sono ritenuti a torto gli unici responsabili dell’usura dei ponti. Tuttavia, i dati dimostrano che sono diversi i fattori alla base dei loro crolli, a partire da una scarsa manutenzione. Questo perché non è stato ancora realizzato il catasto delle strade previsto fin dal 1992 che consentirebbe la verifica puntuale dello stato delle infrastrutture viarie.

La digitalizzazione e la messa in rete del catasto stradale permetterebbero, infatti, l’individuazione immediata di percorsi alternativi, con l’indicazione della loro effettiva tolleranza di peso e di tutte le altre informazioni utili alla circolazione dei mezzi. Tutti, pesanti e leggeri.

Secondo Sante Zambelli, presidente CNA Fita Reggio Emilia, doveva essere questa la prima modifica da introdurre al Codice della strada, perché la riduzione di peso non risolve affatto il problema di dove questi mezzi possano circolare in sicurezza: “Con l’improvvisa e sostanziale riduzione del peso, per i trasporti eccezionali si configura un serio rischio di paralisi. Che cosa fare dei mezzi già immatricolati, che difficilmente saranno riutilizzabili e sui quali, comunque, è stato fatto un investimento? Il legislatore non ha pensato che questo passaggio da 108 a 86 tonnellate, senza una norma che faccia da cerniera tra quanto consentito in passato e ciò che sarà permesso in futuro, possa comportare enormi difficoltà alle imprese del comparto, contribuendo in certi casi alla loro uscita dal mercato”.

Riguardo al settore agricolo, invece, emerge un orientamento del tutto opposto: si vanno ad aumentare dimensione e massa delle macchine agricole e dei loro rimorchi, in alcuni casi raddoppiandole e portandole fino a 44 tonnellate, come un complesso veicolare che opera nell’autotrasporto. In questo caso, si accentua un problema di sicurezza.

Di questi veicoli industriali, inoltre, spesso si fa un uso distorto, originando  in molti casi un esercizio abusivo dell’attività di trasporto merci conto terzi, che va a creare una situazione di concorrenza sleale.

“Un fenomeno aggravato – incalza Zambelli - dall’introduzione della possibilità, per chiunque, anche se non riconducibile all’attività agricola o all’esercizio del commercio,di immatricolare liberamente trattori e rimorchi agricolinon superiori alle sei tonnellate”.

Il problema dell’abusivismo è grave anche nel settore Taxi e Ncc.  “Vanno introdotte misure di contrasto all’utilizzo – conclude il presidente CNA Fita - senza autorizzazione né licenza, degli autoveicoli per chiunque li adoperi ricevendo un corrispettivo o altri utili da soggetti terzi così come previsto dalla legislazione sul servizio pubblico non di linea. Nel contempo, occorre intervenire secondo principi di proporzionalità sull’impianto sanzionatorio relativo a tutti gli operatori del trasporto pubblico non di linea”.