Prima di parlare di COVID-19 e impianti di climatizzazione, occorre chiarire alcuni concetti base fondamentali per comprendere la dinamica della propagazione del
virus e quindi l’efficacia o meno di alcune azioni che si possono attuare per ridurre il rischio di infezione.
La prima cosa da dire è che il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 è un virus fino a ieri sconosciuto, per cui si sa poco delle sue caratteristiche e quindi spesso non è possibile fornire delle risposte certe alle domande che ci poniamo. Proprio l’assenza di informazioni dettagliate e certe ci spinge ad adottare un principio di massima cautela, il cui acronimo è ALARA (As Low As Reasonably Achievable), cioè cercare di adottare quelle misure ragionevolmente attuabili che dovrebbero ridurre al minimo il rischio di infezione.
Un modo per ridurre il rischio di contagio è la ventilazione degli ambienti condivisi da più soggetti, che consente di diluire l’eventuale carica virale prodotta dal soggetto infetto. Tale ventilazione può essere attuata aprendo le finestre (aerazione) o tramite sistemi meccanici (ventilazione meccanica).
L’impianto di climatizzazione, che fa anche ventilazione, immettendo aria esterna contribuisce a ridurre il rischio di contagio tramite diluizione.
Per saperne di più leggi la pubblicazione completa di Livio Mazzarella, professore Ordinario di Fisica Tecnica, insegna al Politecnico di Milano nell’ambito termotecnico.