Thursday, January 17, 2019
La lenta agonia del commercio al dettaglio nel centro storico reggiano
Leggendo i dati CCIAA sulla sofferenza del commercio al dettaglio, la prima considerazione che viene in mente è come questa sofferenza rifletta la crisi dei centri storici, sede “naturale” di negozi e  botteghe artigiane.
 
Competenza, qualità dei prodotti, assistenza e personalizzazione dei servizi sono elementi che i clienti non troveranno col commercio on-line o in grandi strutture commerciali, eppure, con una città bella accogliente e a misura d’uomo, siamo di fronte ad un fenomeno allarmante che sta peggiorando e non riguarda solo i piccoli centri urbani, anzi, per certi aspetti, chi opera a Reggio Emilia accusa più pesantemente i suoi effetti negativi. Lo dimostrano le troppe chiusure che si registrano da qualche tempo.
 
L’impegno per evitare lo svuotamento del centro storico è da anni al centro delle politiche di CNA.

Sull’accessibilità, tema sempre caldo per gli operatori, abbiamo ribadito a più riprese che i piani del traffico, fin troppo complicati, devono essere oggetto di una campagna di comunicazione più efficace. In pochi conoscono tutte le opportunità presenti a Reggio per parcheggiare l’auto senza troppe “paranoie”: avvicinarsi e venire in centro, anche con mezzi privati, non deve spaventare nessuno. L’idea del centro blindato è falsa, ma la percezione dei cittadini va in questo senso.
 
Queste motivazioni non sono esaustive per giustificare la crisi del commercio: semmai si aggiungono a quelle indicate dal rapporto della Camera di Commercio, partendo dal calo dei consumi, al ruolo della grande distribuzione sino al commercio online.
 
La concorrenza ai canali di e-commerce si fonda anche sulla capacità di sfruttare al meglio attrattività delle vetrine e dei punti vendita, l’accrescimento delle competenze per la cura del cliente, interfacciandosi con lui sui canali social.
 
L’iniziativa privata, tuttavia, non basta: su questa sfida dove il “locale” deve fare i conti col “globale” la politica può e deve fare la sua parte.
 
La pubblica amministrazione deve facilitare chi già opera o pensa di aprire in centro, a partire dal ruolo delle botteghe artigiane e di servizio, non creare nuove difficoltà. Le difficoltà logistiche(accessi, carico scarico merci) o insediative (affitti costosi) vanno bilanciate sul piano fiscale con tariffe e tasse pensate ad hoc.
 
In questo senso,  anche i progetti finanziati da Comuni e Regione, pensiamo alla legge regionale 41/97, vanno ripensati per finanziare direttamente commercianti e artigianato di servizio, ad esempio mettendo in campo incentivi per riqualificare i punti vendita del centro, per incoraggiare l’uso degli strumenti offerti dal Web e forme di promozione tradizionali, come spot radio e tv.
 
Un sostegno pubblico che ha trovato in passato nei privati dei moltiplicatori di risorse senza le quali oggi è  sempre più difficile sviluppare progetti e programmare iniziative,  gravate come non mai da oneri amministrativi e burocratici.
 
Negli ultimi anni, inoltre, si è molto allentata la concertazione delle proposte e delle decisioni ai tavoli di lavoro, con risultati poco incoraggianti. Non vanno disperse, o per meglio dire vanno recuperate, le esperienze che hanno visto insieme associazioni di commercianti, di cittadini sottoscrivere “patti” col Comune per sostenere iniziative di animazione, valorizzazione, di facilitazione della convivenza, di controllo del territorio e sicurezza.
 
Stesso discorso vale per tanti aspetti pratici sui quali servirebbe maggiore collaborazione e coordinamento: ad esempio, nel caso di lavori pubblici che arricchiscono la città e la rendono più attrattiva, servirebbe una maggiore programmazione che tenga conto dei periodi più vivi per il commercio, così come avvisare per tempo e con efficacia gli artigiani e i commercianti, concordare con gli operatori tempi e modalità dei cantieri consentirebbe di ridurre disagi e danni collaterali.
 
Le azioni da mettere in campo per cercare di risollevare la situazione del commercio al dettaglio sono tante, con l’impegno di amministratori e commercianti.
 
CNA è pronta a fare la sua parte continuando in modo concreto a lavorare nell’interesse delle imprese e della comunità, anche promuovendo animazione e occasioni di visita dell’esagono cittadino, ma non solo: auspichiamo che la politica sappia ascoltare con rinnovata attenzione il nostro appello per rilanciare il commercio e di conseguenza l’immagine della città, andando oltre all’asse commerciale della via Emilia, dove pure ci sono segnali preoccupanti di vetrine vuote, fino ai contesti urbani più “fragili”.