Monday, March 2, 2020
Aggiornamenti coronavirus per l'alimentare: approvvigionamenti non a rischio

Il rischio di un blocco produttivo delle regioni del nord dopo l'allarme Coronavirus, potrebbe imporre una frenata al settore manifatturiero italiano, compreso quello alimentare. Quanto sta accadendo a causa dell'allarme sul Coronavirus potrebbe essere una scure capace di frenare il volano economico della parte più produttiva del Paese e il faticosissimo percorso di ripresa di cui ha bisogno tutto il sistema Italia.

Il Prodotto interno lordo della Lombardia e del Veneto, pesa su quello nazionale per il 32%. Se si aggiunge quello dell''Emilia Romagna, si arriva a una incidenza delle tre regioni pari al 41%.

Una flessione anche solo del -1,0% di Prodotto interno lordo nazionale - ammesso e non concesso che il resto del Paese dovesse confermare le previsioni ufficiali Ocse del Pil 2020 al +0,3% - basterebbe a portare in rosso il Prodotto interno lordo nazionale 2020 di circa il -0,2% o -0,3%. A rischio, quindi, ci potrebbero essere anche le eccellenze alimentari e dunque tutto un settore che finora si è dimostrato in controtendenza al resto dell'industria.

Sul fronte dell’export 2018 dell’industria alimentare, la Lombardia e il Veneto incidono sull’export complessivo di settore del 36%. Se si aggiunge l’export dell’Emilia Romagna, la somma delle tre regioni raggiunge un'incidenza pari a oltre il 52% del totale di settore. L’impatto a livello export di queste tre regioni potrebbe portare a una perdita di velocità complessiva ancora superiore a quella del Pil.

APPROVVIGIONAMENTI

Al momento non ci sono particolari criticità. Gli stabilimenti produttivi sono tutti aperti, a parte quelli della “zona rossa”.

La corsa ai supermercati per fare scorte di cibo non rischia di mettere a repentaglio la sostenibilità del sistema. Se la situazione rimane stabile la corsa alle scorte dovrebbe scemare nei giro di un paio di giorni, mentre potrebbero persistere gli accaparramenti per i freschi (pane, ortofrutta, carne). 

E’ importante che il Governo, come ha promesso, rifornisca attraverso la Protezione Civile le zone rosse per evitare che la gente debba fare grosse spese a turni contingentati. Ipotizzando uno scenario di emergenza sull'intero territorio nazionale, in quel caso ci potrebbe essere una eventuale difficoltà a garantire l’approvvigionamento alimentare se determinate imprese fossero costrette a chiudere gli stabilimenti. In quel contesto, ci sarebbero aumenti di prezzi.

TURISMO ENOGASTRONOMICO E RISTORAZIONE

Bisogna considerare il danno per il turismo enogastronomico e la ristorazione, grandi veicoli di crescita della diffusione del Food & Beverage italiano nel mondo e fonte di maggiori marginalità rispetto al retail, molto legati al territorio e agli eventi territoriali come fiere, convegni, manifestazioni pubbliche oggi annullate, o spostate di mesi.

Rapporti Italia-Cina: in questo momento l’export agroalimentare italiano verso la Cina è solo dell’1% e l’import ancora meno, perciò il blocco dell’economica cinese è ininfluente per le nostre industrie del food.

Per quanto riguarda i rapporti commerciali con il mondo asiatico attraverso la piattaforma Inalca Food & Beverage non si sono registrati impatti sugli ordini. Se dovesse espandersi la diffusione del contagio, le autorità dovranno prevedere una sorta di cordone perché gli stabilimenti alimentari possano continuare a lavorare per garantire i generi di prima necessità.

Per frutta e verdura i rifornimenti sono stabili in tutte le aree del paese con i mercati generali all'ingrosso che stanno lavorando regolarmente da Milano a Padova, fino a Roma per rifornire i supermercati.

Pasta: non ci sono al momento situazioni critiche. 

Riso: non ci sono problemi né di stock di magazzino né di aumento di produzione per fare fronte a un'eventuale necessità straordinaria, che al momento non c’è. Non c’è riso che arriva dalla Cina quindi i problemi di approvvigionamento non sussistono.

Qualche problema in più potrebbe derivare dalle produzioni particolarmente legate alle stagionalità di raccolta se la situazione critica dovesse prolungarsi. Ma anche in questo ambito per ora la situazione è sotto controllo. Per quanto concerne la fornitura di carni, la base produttiva è formata da 45 centri di allevamento situati nella pianura padana, tra le province di Verona, Vicenza, Padova, Brescia e Mantova, Modena e Reggio Emilia.

RAPPORTI CON IL GOVERNO E RICHIESTE CNA

Il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli afferma: “Stiamo lavorando al testo di un nuovo Decreto Legge che consenta ai cittadini e alle imprese che ricadono all’interno della Zona Rossa di affrontare questo periodo di “quarantena” senza particolari preoccupazioni sotto l’aspetto delle incombenze fiscali e più generalmente per consentire al mondo dell’impresa un’immediata ripresa dell’attività al termine del periodo di isolamento. In queste ore ho sentito tutti i colleghi di Governo, per fare in modo che il testo del Decreto sia il più completo possibile. Con il Ministero dello Sviluppo Economico e le Agenzie fiscali stiamo rifinendo il testo, che sarà pronto nelle prossime ore per approdare in Consiglio dei Ministri. Tra le diverse misure, che interverranno a sostegno di famiglie e imprese, prevederemo sicuramente la sospensione del versamento di tributi, bollette e contributi previdenziali. Il Ministro Patuanelli ha incontrato le categorie produttive per un confronto sulle ulteriori misure da adottare per tutelare il tessuto imprenditoriale del Paese”.

Nel dettaglio i provvedimenti richiesti dalla CNA sono:

  • Fisco: sospensione imposte e tributi;
  • Utenze: sospensione pagamenti (elettricità, gas, acqua, etc.);
  • Credito: sospensione mutui, finanziamenti e premi assicurativi;
  • Previdenza: sospensione dei contributi (INPS) e dei premi assicurativi (INAIL);
  • Lavoro autonomo: introduzione di un’indennità per i lavoratori autonomi e professionisti interessati dalla sospensione delle attività;
  • Lavoro dipendente: potenziamento degli strumenti previsti dalla normativa in materia di ammortizzatori sociali, anche per le aziende oggi scoperte, attraverso il potenziamento con risorse pubbliche dei fondi complementari di natura privatistica disposti dalla contrattazione collettiva (come FSBA nell’artigianato).