Secondo l’Antitrust, per anni le catene di supermercati, approfittando della posizione di forza, hanno imposto ai fornitori l’obbligo di ritirare e smaltire a proprie spese tutto il pane fresco rimasto invenduto alla fine della giornata. Inoltre, i panificatori erano obbligati a riaccreditare ai supermercati il valore del prodotto ritirato, sottraendolo al prezzo della fornitura successiva. Un sistema tutto a vantaggio dei supermercati, che caricano sui fornitori il peso dello smaltimento di un prodotto difficilmente recuperabile.
L’Antitrust ha così verificato l’esistenza di violazioni dell'art. 62 del decreto legge 01/2012 sulle relazioni commerciali, che tutela le parti più deboli della filiera agroalimentare, comminando una multa da 680 mila euro complessivi a sei catene di supermercati.
La condotta si inquadra in una situazione di significativo squilibrio contrattuale tra le catene della GDO e le imprese di panificazione (imprese artigiane con pochi dipendenti). In tale contesto, l’obbligo di ritiro dell’invenduto rappresenta una condizione contrattuale posta a esclusivo vantaggio delle catene della grande distribuzione e determina un indebito trasferimento sul contraente più debole del rischio commerciale di non riuscire a vendere il quantitativo di pane ordinato e acquistato.
La prassi descritta costringe i panificatori a farsi carico, oltre che del ritiro della merce, anche del suo smaltimento quale “rifiuto” alimentare, in quanto l’interpretazione comunemente attribuita alla normativa vigente impedisce qualsiasi riutilizzo del pane invenduto a fini commerciali e persino la sua donazione a fini umanitari con un elevatissimo spreco di prodotto, con ripercussioni anche sotto il profilo economico e ambientale.